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La rivoluzione industriale dell'Ottocento

Pubblicato il 28/02/2025
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Nel corso dell'Ottocento, l'industrializzazione trasformò radicalmente l'economia e la società europea e americana. Questo processo rivoluzionario segnò il passaggio dall'economia agricola e artigianale alla grande industria, portando con sé profondi cambiamenti nelle classi sociali, nelle condizioni di lavoro e nell'organizzazione della produzione.

L'industrializzazione e la nascita della borghesia

Nel corso dell'Ottocento, il fenomeno dell'industrializzazione si estese rapidamente in diversi Paesi d'Europa e negli Stati Uniti, trasformando completamente il panorama economico mondiale.

Se in precedenza le protagoniste dell'economia erano state l'agricoltura, l'artigianato e le piccole industrie familiari, ora la base dello sviluppo economico divenne la grande industria con le sue fabbriche e la produzione di massa.

Questo cambiamento epocale comportò importanti mutamenti nell'economia, nella società e nella cultura dell'epoca, i cui effetti si sentono ancora oggi nella nostra società moderna.

I principali cambiamenti sociali ed economici

Lo sviluppo di industrie, commercio e banche accrebbe enormemente l'importanza della borghesia, che da piccola classe di mercanti e professionisti divenne il gruppo sociale dominante.

La borghesia si rafforzava economicamente e assumeva un peso politico sempre maggiore, spesso entrando in conflitto con l'antica aristocrazia terriera per il controllo del potere.

Con il moltiplicarsi delle fabbriche in tutto il territorio, si formò una nuova classe sociale costituita dagli operai industriali, completamente diversa dai contadini e dagli artigiani del passato.

La classe operaia iniziò ben presto a rivendicare migliori condizioni di vita, salari più alti e una maggiore partecipazione alla vita politica del paese.

Per tutelare i propri interessi, furono fondati partiti politici e associazioni operaie che intendevano rappresentare e difendere le masse di lavoratori delle fabbriche.

In questo contesto nacquero anche importanti teorie di spiegazione generale dei fenomeni sociali ed economici, la più influente delle quali fu il marxismo di Karl Marx.

La rivoluzione delle macchine e della produzione

Con la Rivoluzione industriale, il lavoro delle macchine iniziò sistematicamente a sostituire quello dell'uomo, rivoluzionando completamente i metodi di produzione tradizionali.

Come conseguenza diretta di questa meccanizzazione, aumentò drammaticamente la produzione di beni manufactturati e diminuì considerevolmente il loro costo di produzione, rendendo i prodotti accessibili a una fascia più ampia della popolazione.

Si abbassò notevolmente il livello di capacità tecniche richiesto al lavoratore medio, poiché le macchine eseguivano gran parte del lavoro specializzato. Solo più tardi lo sviluppo tecnologico avrebbe nuovamente richiesto operai altamente specializzati.

I tempi e i ritmi di lavoro dipendevano ormai completamente dalle macchine, che dovevano funzionare ininterrottamente senza tempi morti per garantire la massima produttività.

Le lavorazioni dovevano essere organizzate con il minimo spreco di tempo e di denaro: le materie prime da trasformare dovevano risultare sempre disponibili, mentre i prodotti finiti andavano immagazzinati e distribuiti anche a grandi distanze.

Il bisogno crescente di energia e la pluralità delle macchine necessarie alle varie fasi di lavorazione consigliavano di concentrare tutti i macchinari in un solo luogo: nacque così la moderna fabbrica.

La concentrazione industriale e l'urbanizzazione

Le fabbriche tendevano naturalmente a concentrarsi negli stessi luoghi o nelle stesse regioni, principalmente perché le diverse produzioni erano strettamente collegate tra loro.

Per esempio, il produttore di filati forniva la materia prima al produttore di tessuti, e far sorgere le due fabbriche lontane una dall'altra avrebbe fatto aumentare considerevolmente i costi di trasporto e i tempi di consegna.

Talvolta questa concentrazione era dovuta alla disponibilità locale di materie prime essenziali: l'industria siderurgica nacque infatti vicino alle miniere di ferro e di carbone, riducendo così i costi di approvvigionamento.

La concentrazione delle industrie sviluppò enormemente città e regioni industriali, creando i primi grandi centri urbani moderni con caratteristiche completamente diverse dalle città del passato.

Le fabbriche avevano un bisogno costante di manodopera, per cui molti contadini e braccianti abbandonarono le campagne per cercare lavoro nelle industrie urbane.

Le paghe dell'industria, pur essendo molto basse secondo gli standard odierni, rappresentavano comunque un miglioramento e un fattore di stabilità economica per chi era abituato a vivere di stenti nelle campagne.

Le condizioni di lavoro e la nascita del sindacalismo

Gli aspiranti operai erano sempre assai più numerosi dei posti di lavoro disponibili nelle fabbriche, creando una situazione di forte concorrenza tra i lavoratori.

Di questa situazione approfittarono le prime industrie, che potevano permettersi di offrire salari estremamente bassi e condizioni di lavoro molto dure, con orari giornalieri che andavano dalle 12 alle 24 ore consecutive.

Veniva sfruttato in modo particolarmente brutale anche il lavoro dei bambini e delle donne, che ricevevano salari ancora più bassi rispetto agli uomini adulti e spesso svolgevano i lavori più pericolosi.

Questa situazione di sfruttamento si protrasse per decenni, finché i lavoratori non iniziarono a unirsi in organizzazioni collettive per difendere i propri diritti.

Nacquero così i primi sindacati, organizzazioni in grado di far sentire la voce dei lavoratori e di rappresentarli nelle trattative con i proprietari delle fabbriche.

I lavoratori delle fabbriche furono chiamati proletari, dal latino 'proles' (prole), perché la loro unica ricchezza erano i figli che potevano mettere al mondo.

Questi proletari costituirono gradualmente una classe sociale sempre più articolata e composita: la moderna classe operaia, che avrebbe avuto un ruolo fondamentale nella storia dei secoli successivi.

Conclusione

La rivoluzione industriale dell'Ottocento rappresentò una svolta epocale nella storia dell'umanità. La trasformazione da un'economia agricola e artigianale a una industriale non cambiò solo i metodi di produzione, ma rivoluzionò completamente la struttura sociale, creando nuove classi sociali e nuovi conflitti. L'eredità di questo periodo si riflette ancora oggi nella nostra società industrializzata, nei diritti dei lavoratori conquistati attraverso lunghe lotte sindacali, e nell'organizzazione del lavoro moderno.