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Protezionismo E Caduta Del Governo Giolitti

Pubblicato il 28/02/2025
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Il periodo tra la fine del XIX secolo e l'inizio del XX secolo rappresenta una fase cruciale della storia europea, caratterizzata da profonde trasformazioni economiche, politiche e sociali. L'ascesa del protezionismo, lo sviluppo del nazionalismo e l'epoca della Belle Époque hanno segnato un'era di contraddizioni tra progresso e tensioni crescenti. In Italia, questo periodo è stato dominato dalle figure di Depretis, Crispi e soprattutto Giovanni Giolitti, che ha tentato di modernizzare il paese attraverso riforme sociali e una politica estera equilibrata. Studiare questo periodo significa comprendere le radici delle tensioni che porteranno alla Prima Guerra Mondiale e l'evoluzione dell'Italia verso una democrazia moderna. La conoscenza di questi eventi è fondamentale per capire come le scelte economiche e politiche possano influenzare il destino di una nazione.

L'ascesa del protezionismo in Europa

Intorno al 1873, in Europa si diffuse una nuova politica economica chiamata protezionismo, che rappresentava una svolta rispetto alle precedenti politiche liberali. Questa trasformazione fu causata da un eccesso di merci sul mercato che aveva creato una situazione di sovrapproduzione e concorrenza spietata.

Il protezionismo era una politica opposta a quella liberale, che tendeva a limitare l'importazione di merci straniere e a favorire il prodotto nazionale. Per raggiungere questo obiettivo, furono ripristinati dazi doganali e barriere commerciali a difesa dell'industria e dell'agricoltura nazionali.

Questa crisi economica e la conseguente adozione di politiche protezionistiche crearono grande tensione fra gli Stati europei, portando gradualmente a un nazionalismo sempre più aggressivo e intollerante. La competizione economica si trasformò in rivalità politica e militare.

Il protezionismo diede alla Germania un'opportunità straordinaria di sviluppare la propria economia e di creare un potente esercito. Questo sviluppo alimentò sempre di più la rivalità con l'Inghilterra, che fino ad allora aveva dominato i mercati mondiali grazie alla sua supremazia industriale e navale.

Nazionalismo e espansione coloniale

Lo sviluppo industriale portò a una notevole concorrenza tra gli Stati, che cominciarono ad ampliare i propri possedimenti coloniali in cerca di materie prime a basso costo e di nuovi mercati per i loro prodotti. Questa corsa alle colonie divenne una caratteristica dominante del periodo.

I primi stati a partire in questa espansione coloniale furono la Francia e l'Inghilterra, seguiti dalle altre potenze europee. L'Italia, pur essendo una nazione giovane e relativamente debole, riuscì comunque ad occupare la Somalia e l'Eritrea, iniziando la sua avventura coloniale.

L'orgoglio nazionale aveva portato gli Stati europei a sviluppare un nuovo modo di ragionare che prevedeva un esagerato culto della patria, fenomeno che prese il nome di nazionalismo. Questo nazionalismo sfociò nella pericolosa convinzione dell'esistenza di razze superiori, dando origine al razzismo moderno.

Si diffusero inoltre odi e rancori nei confronti delle minoranze etniche, manifestandosi in una forte avversione per gli stranieri (xenofobia) e in un patriottismo intollerante. In alcuni paesi, questo clima sfociò nell'antisemitismo (odio verso gli ebrei) e nel pangermanesimo (la convinzione della superiorità della razza tedesca).

Belle Époque e innovazioni tecnologiche

Alla fine dell'Ottocento si concluse la Lunga Depressione grazie principalmente a tre fattori innovativi che rivoluzionarono il sistema produttivo: le Società per Azioni (S.p.A.), il Taylorismo e i Trust industriali.

Le Società per Azioni permisero alle grandi industrie di disporre di enormi capitali corrispondenti ai crescenti bisogni del sistema industriale. Il Taylorismo (o catena di montaggio) rese il lavoro degli operai più veloce e produttivo, mentre i Trust erano imprese che controllavano la vendita su ampi territori.

Quest'epoca di pace e prosperità venne definita Belle Époque ed è stata caratterizzata non solo da scoperte scientifiche e innovazioni tecnologiche, ma determinò anche negli uomini ottimismo e fiducia nell'avvenire. L'espressione è in francese perché la Francia, in particolare Parigi, fu il nucleo di quest'epoca.

Tra le tante innovazioni si ebbe un miglioramento delle condizioni igienico-sanitarie con l'introduzione dell'acqua corrente nelle case. La comunicazione venne facilitata grazie al telegrafo, al telefono, alla radio e al grammofono. Si diffuse inoltre l'attenzione per il proprio fisico, segnando l'inizio dello sport moderno con la nascita del Giro d'Italia e del Tour de France.

Crispi e la politica coloniale italiana

Nel 1876, il malcontento diffuso aveva portato il governo nelle mani della sinistra, che ebbe come primo ministro Agostino Depretis. I principali obiettivi della Sinistra erano una riforma elettorale, la scuola elementare gratuita e obbligatoria, l'eliminazione dell'analfabetismo e la riduzione delle tasse.

Depretis approvò importanti riforme sociali, tra cui la Legge Coppino del 1877, con la quale l'istruzione elementare divenne obbligatoria e gratuita. Nel 1882 fu approvata una riforma elettorale che, pur non portando al suffragio universale, abbassò il limite d'età degli elettori e ampliò la base elettorale.

Alla morte di Depretis, prese il potere Francesco Crispi, che rafforzò il potere esecutivo imitando la politica di Bismarck e fece molto ricorso alla repressione contro cattolici e socialisti. Sotto il suo governo nacquero i fasci dei lavoratori, a cui aderirono più di 200.000 lavoratori dello zolfo e contadini.

Il crollo del governo Crispi fu legato alla sua disastrosa politica coloniale. Dopo aver concluso il trattato di Uccialli con Menelik, l'esercito italiano venne sconfitto duramente nella piana di Adua nel 1896. Fu dopo questo insuccesso che Crispi si dimise, lasciando il posto ad Antonio di Rudinì.

Giolitti e le riforme democratiche

Nel 1903 divenne primo ministro Giovanni Giolitti, che governò fino al 1914 e rappresentò una svolta nella politica italiana. In politica interna, Giolitti attuò una serie di riforme progressive e cercò di mettere fine alle violenti agitazioni che turbavano il Paese.

Giolitti concesse la libertà di sciopero e approvò una serie di leggi a favore dei lavoratori, incluso il diritto al riposo settimanale. Estese l'obbligo di istruzione fino ai 12 anni e, per la prima volta, concesse un compenso economico a chi svolgeva ruoli politici, democratizzando la partecipazione politica.

Una delle riforme più importanti fu l'approvazione della legge sul suffragio universale maschile, che diede la possibilità a tutti gli uomini adulti di votare e candidarsi, indipendentemente dal loro reddito. Questa riforma rappresentò un passo fondamentale verso la democrazia moderna.

In politica estera, Giolitti lavorò diplomaticamente per instaurare buoni rapporti con la Francia e l'Inghilterra, evidenziando che l'accordo stipulato con l'Austria e la Germania era un patto puramente difensivo. Appoggiò la Francia nella sua invasione del Marocco e in cambio ottenne l'aiuto per penetrare nei territori dell'attuale Libia.

La conquista della Libia e la caduta di Giolitti

Nel 1911 l'esercito italiano sbarcò in Africa e conquistò la Libia, operazione appoggiata dai nazionalisti ma che scatenò il malcontento dei socialisti, dei liberali e dei pacifisti. Giolitti giustificò questa spedizione sostenendo che la popolazione italiana era in continua crescita e che nuove terre avrebbero dato lavoro a contadini e braccianti.

La conquista della Libia portò a conseguenze sia economiche che politiche. Dal punto di vista economico, gran parte del territorio libico era desertico e quindi non permetteva un efficace utilizzo agricolo della terra, deludendo le aspettative di sviluppo economico.

Dal punto di vista politico, questa conquista rafforzò il prestigio italiano nel Mar Mediterraneo e dimostrò che l'Italia poteva competere con le altre potenze europee nell'espansione coloniale. Tuttavia, i costi dell'operazione e le difficoltà incontrate crearono forti divisioni nell'opinione pubblica.

I forti contrasti generati dalla guerra di Libia, uniti alle crescenti tensioni sociali interne e alle pressioni dei diversi partiti politici, portarono Giolitti a dimettersi nel 1914, lasciando il posto al ministro Salandra. Questa transizione avvenne proprio alla vigilia della Prima Guerra Mondiale, segnando la fine di un'epoca di riforme e l'inizio di un periodo di crisi internazionale.

Conclusione

Il periodo del protezionismo e del governo Giolitti rappresenta una fase cruciale nella storia europea e italiana, caratterizzata da profonde contraddizioni tra progresso e tensioni crescenti. L'ascesa del protezionismo e del nazionalismo creò le premesse per i conflitti del XX secolo, mentre la Belle Époque dimostrò le straordinarie possibilità offerte dal progresso tecnologico e sociale. In Italia, le riforme di Giolitti modernizzarono il paese e lo avvicinarono agli standard democratici europei, ma la conquista della Libia rivelò anche i limiti e i costi dell'imperialismo. Studiare questo periodo ci permette di comprendere come le scelte economiche e politiche possano influenzare profondamente il destino di una nazione e come il progresso sociale possa convivere con tensioni internazionali crescenti. La caduta di Giolitti nel 1914 segnò la fine di un'epoca di riforme e l'inizio di un periodo che avrebbe portato l'Europa verso la Grande Guerra, dimostrando quanto sia fragile l'equilibrio tra pace e conflitto nella storia moderna.